Annalisa e Gianluca,numi tutelari de 'Le Vigne di San Giacomo' di
Roncade, presentano per il progetto Comunicare per Esistere 2015 la
chiesetta di Borgo San Giacomo, che è stata inserita nei percorsi
della fede del progetto Comunicare per Esistere 2015.
La
Peronospora aveva distrutto in tempi non lontani i vigneti. I
vignaioli allora cercarono un Santo che intercedesse in cielo, per i
loro bisogni e si rivolsero a S. Vincenzo Diacono /Martire.
Ma prima ancora di essere venerato in Italia, S. Vincenzo Diacono Martire era già noto in Francia come protettore dei vignaioli e dei loro prodotti.
Come arrivò in Italia? Probabilmente, con ufficiature di preghiera presso un Oratorio della corte di Guastalla Nuova, tenute da quei monaci predicatori che giravano l’Europa predicando il Verbo di Dio e le devozioni dei Santi di vari popoli, fra questi S. Vincenzo d/m.
E come tutti i santi vissuti in tempi lontani, dove la realtà si confondeva con la fantasia, anche il nostro S. Vincenzo d/m ha la sua leggenda.
Ma prima ancora di essere venerato in Italia, S. Vincenzo Diacono Martire era già noto in Francia come protettore dei vignaioli e dei loro prodotti.
Come arrivò in Italia? Probabilmente, con ufficiature di preghiera presso un Oratorio della corte di Guastalla Nuova, tenute da quei monaci predicatori che giravano l’Europa predicando il Verbo di Dio e le devozioni dei Santi di vari popoli, fra questi S. Vincenzo d/m.
E come tutti i santi vissuti in tempi lontani, dove la realtà si confondeva con la fantasia, anche il nostro S. Vincenzo d/m ha la sua leggenda.
Annalisa
e Gianluca non hanno certamente bisogno di rivolgersi ai Santi per
produrre qualità, ma
la
loro disponibilità a farsi interpreti della storia del territorio,
è certamente un indizio di santità (laica), che a noi piace
attribuire ad un silenzioso suggerimento del patrono dei vignaioli.
San Giacomo è una località che difficilmente appare sulle carte topografiche, non
essendo
oggi rappresentata che da una chiesetta e una vecchia casa canonica.
Tracce
ufficiali di una cappella in questa zona risalgono al 1231,
in
una bolla di papa Gregorio IX.
L’edificio
è dedicato a San Giacomo, patrono dei pellegrini, in quanto situato
vicino ad
un
ospizio (oggi casa Rubinato) per i viandanti in cammino verso Roma.
In seguito gli
straripamenti
dei corsi d’acqua, responsabili del parallelo spopolamento della
vicina
Vallio,
distruggono la chiesa, che rimane abbandonata fino al 1505.
In
quell’anno un nobile patrizio veneziano, Antonio Giacomo Tiepolo,
si prende
l’impegno
di restaurare chiesa e campanile e di rinnovare la canonica. Poco
dopo
ottiene
dal vescovo Tiburtino Angelo Leonini un curato suddito del pievano di
San
Civran.
A
Tiepolo vengono anche restituiti i beni trasferiti, con la decadenza
dei secoli precedenti, al pievano di San Civran, ed una campana che
viene ricollocata nel campanile restaurato.
Nella
chiesa di San Giacomo sono dipinti, oltre al santo titolare, San
Sebastiano e San Rocco.
Va
citato, infine, un singolare aneddoto con riflessi miracolistici.
Il
21 agosto 1986 una collaboratrice milanese del quotidiano
'’L’Avvenire’’, Elena Manzoni, tornando da un pellegrinaggio
a San Jacopo di Compostella, transitando sulla autostrada A4 nei
pressi all’altezza di San Giacomo perde il controllo del suo
camper, il quale esce di strada e si disintegra al lato della
carreggiata. La donna e le quattro figlie che si trovavano a bordo
del mezzo ne escono perfettamente illese.
Una
volta rientrata a Milano Elena Manzoni scopre la straordinaria
coincidenza (San Giacomo = San Jacopo) e l’esistenza, nel
tredicesimo secolo, di un rifugio per i
pellegrini;
qualche tempo dopo consegnerà un ex voto alla chiesetta per la
grazia che ritiene di aver ricevuto dal santo protettore dei
pellegrini.
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